«SONO RISALITO STAMANE SULLA “GUGLIA DEL DUOMO”. SI VEDONO LE CAPPELLETTE DELLA FAMOSA “MADONNA DEL MONTE” PRESSO VARESE». STENDHAL

  • by Francesca - Mer, 29/04/2015 - 11:58

di FRANCESCA STRAZZI, Dottore di Ricerca in Storia e Letteratura italiana dell'età moderna e contemporanea

Il presente è il tempo del viaggio e l’insistere sull’io e su suoi atteggiamenti è tipico dello stile stendhaliano e non solo perché ci riferiamo a memorie, ma in quanto lo stile del milanese d’adozione è composto da attenzioni paesaggistiche e bozzetti di costume. La Madonna del Monte altro non è se non il nostro Sacro Monte con le sue cappelle che lo scrittore percorre a piedi accompagnato da signore in groppa ad asini che a causa del lastricato sdrucciolevole, scivolano e causano la divertente caduta delle nobildonne. Ma il ricordo di Stendhal, mentre compone le sue memorie per se stesso futuro e per noi che oggi lo leggiamo, ci regala uno sguardo meravigliato nella riscoperta del nostro territorio: «Ogni tanto ci fermavamo a una delle quindici o venti cappelle, per voltarci ad ammirare il paesaggio. Insieme stupendo: al tramonto, vedevamo sette laghi. Credimi, amico, sensazioni simili, si può correre tutta la Francia e tutta la Germania e non averne una sola».  Sì, caro lettore, fermati e osserva dall’alto del Sacro Monte il paesaggio, ferma l’attimo e riscopriti pellegrino settecentesco, ripensa ai viaggi di istruzione, al Grand Tour, e meravigliati nel pensare che il santuario osserva te ora come ha guardato chi è passato prima di te e osserverà chi verrà dopo. La vita è un momento fuggevole, ma l’immagine rimane viva e ti parla di un tempo trascorso e di quello che sarà, per questo è bello viaggiare con un compagno di strada come Stendhal che meravigliato accompagna noi autoctoni alla scoperta della nostra bella terra, della nostra Varese con la sua storia e la sua cultura, con i suoi viaggi, le case trasformate in palazzi e le sue macchine. Nel 1934 un ignoto articolista su una rivista di bordo, come si direbbe oggi, delle Ferrovie Nord, dal titolo «Nord Milano» descriveva la Lombardia attraverso gli occhi di Stendhal perché a volte quando una cosa ci appare quotidianamente non riusciamo a coglierne l’intima bellezza come il viaggiatore di passaggio che resta ammirato da una natura incontaminata se si pensa alla breve distanza che la separa da una grande città. Inizia così con delle memorie tardo settecentesche il nostro percorso alla ricerca di una terra conosciuta e ritrovata dove l’ingegno umano ha modellato i contorni, ha tracciato le linee e permesso quella che oggi possiamo definire la globalizzazione nel senso più ampio e positivo del termine.